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«No existe espacio para una»: a metà tra madri e figlie, l’iper-responsabilizzazione delle donne migranti (Sara Marseglia)

Donne, madri, figlie, migranti: la sovrapposizione di queste identità produce delle esperienze peculiari di migrazione. Sospese tra le responsabilità che le legano sia al paese di origine che a quello ospitante, le donne migranti vivono a metà tra due mondi, spesso in contrapposizione. Cinque interviste hanno portato alla luce le criticità, i dubbi e le sfide che le madri-migranti si trovano ad affrontare tra la cura della famiglia lontana e vicina, tra incertezza ed empowerment.

Una voce da straniera. Pregiudizi linguistici tra nord e sud e del mondo (Caroline Marchese)

Due storie di migrazione – dal sud verso il nord Italia e dall’Europa verso l’Argentina – pongono i riflettori sul tema dei pregiudizi verso i migranti e su quello delle discriminazioni linguistiche. Storie che conducono a una riflessione: è la posizione di potere assegnata ai territori geografici in cui si è nati o si è vissuto ad incidere sulle percezioni che le società ospitanti hanno nei confronti degli stranieri e dei loro sistemi linguistici e comunicativi.

Prendiamo un tè. Le vite di Maryam e Fareeda in Spagna (di Lucrezia Alice Moschetta)

In una calda giornata andalusa, Maryam e Fareeda, madre e figlia marocchine, condividono le sfide della loro integrazione in Spagna. Maryam, donna attiva, rivela il suo adattamento al nuovo paese, mentre Fareeda lotta per ottenere la cittadinanza: le loro storie esplorano le dinamiche di genere nella migrazione suggerendo la creazione di spazi inclusivi che permettano alle donne di superare stereotipi e discriminazioni e riconoscere la complessità delle identità nel contesto migratorio.

Il lockdown invisibile (di Ilaria Crippi)

Quando si parla di accessibilità, spesso le persone disabili appaiono schiacciate nel loro ruolo di corpi–menti difformi, il cui unico scopo è riuscire a raggiungere un posto o usufruire di un servizio. In questo articolo si indaga invece come l’inaccessibilità degli spazi per le persone disabili sia la conseguenza di un modello di spazio profondamente abilista che produce enormi discriminazioni.

Colonialis-migrazioni: Per un consapevolezza del colonialismo italiano (NiccolòAcram Cappelletto)

Le colonialis-migrazioni sono un fenomeno complesso che legano colonialismo e migrazioni spesso forzate. Questo articolo riflette sul postcolonialismo italiano attraverso il rapporto tra patrimonio «ufficiale» dell’iscrizione Unesco di Asmara, capitale dell’Eritrea, e una produzione filmica che riflette le comunità coinvolte tra colonizzati e colonizzatori. I film Asmarina (2015) e In My Mother’s House (2016) uniscono l’esperienza privata al contesto pubblico generando nuovi approcci di consapevolezza.

Fare intersezionalità in letteratura. Le voci di Ada in Sharon Dodua Otoo (Roberta Ylenia Tartaglia)

Le Ada che abitano questo romanzo sono tante, donne, poi colonizzate, oppresse, subalterne. Per rivelare l’atavica mancanza di spazio che le accomuna, attraverso i secoli, l’autrice narra le loro vicende situandosi sul margine e, talvolta, attraverso oggetti di poco conto. Tra le pieghe della storia si creano spazi di mediazione tra l’esterno e l’interno, tra gli stereotipi e i desideri. Questo romanzo sfida la norma e ci obbliga a ribaltare il nostro punto di vista per comprenderlo appieno.

La maison des Babayagas: femminismo e cura radicale nella terza età (Vera Sibilio)

La Maison des Babayagas nasce nel 2013 con lo scopo di dare vita a una pratica abitativa che ponesse al suo centro i bisogni delle donne anziane, altrimenti stigmatizzate dall’azione combinata di ageismo e sessismo. Nel mettere a rete una comunità di «vecchie», con un dichiarato impegno anti-patriarcale, il caso delle Babayagas offre importanti spunti di riflessione su pratiche femministe di inclusività e di resistenza ai meccanismi di oppressione che strutturano la società neoliberale.

Hajde moj hajde. Memoria e oblio nella seconda generazione di immigrati albanesi (Paula Tushi)

Come si intrecciano i ricordi personali della propria infanzia con la storia e la memoria di una migrazione? Paula Tushi ci conduce nella vita ai margini delle grandi città vissuta dall’immigrazione albanese in Italia, con una riflessione che intreccia le aspirazioni delle seconde generazioni con una condizione di “doppia assenza”: non si è mai abbastanza albanesi in Albania e non si è mai sufficientemente italiani in Italia.

Drexciya: tra Detroit e il Black Atlantic (Simone Zanello)

Agli albori della techno, la musica dei Drexciya racconta di un mito subacqueo fatto di donne africane incinte che, morte in mare durante il Middle Passage, generano figli mutanti capaci di vivere negli abissi dell’Oceano Atlantico. Sullo sfondo della produzione del collettivo troviamo la Detroit post-industriale, dove la techno ha prosperato, intessendo un rapporto tra musica e città che ci obbliga a una riflessione su diaspora, migrazione e nuove modalità di lotta politica.